DON ANGELO IAIA |
Era il 1° febbraio del 1984, il quartiere aveva già
assunto le dimensioni attuali (negli anni si son aggiunte le contrade sul
versante sud-est, e le cosiddette “villette”, tutte abitazioni raggiungibili da
via Benvenuto Cellini. Oltre ad altre palazzine qui e la) quando si diffuse la
tristissima notizia della morte di Don Angelo Iaia , parroco del Quartiere
(allora vi era una unica parrocchia, la “San Lorenzo da Brindisi). Per molti
–forse la maggior parte- fu una notizia inattesa, ma don Angelo era malato da
tempo. Ma ebbe la forza di non far trapelare nulla: le festività natalizie
appena trascorse –quelle del 1983- avevano visto Don Angelo presente, aveva
presieduto le Celebrazioni Eucaristiche solenni, aveva anche cantato il “Te
Deum” il 31 dicembre, un Te Deum che, per lui ben consapevole delle gravi
condizioni di salute, era ricco di significati. Mia madre, fra i parrocchiani
della prima ora (quando ancora non esisteva la chiesa attuale e le funzioni si
svolgevano presso la scuola materna di Via Modigliani), rammenta sovente che,
in quella occasione, volle chiamare all’altare proprio lei. Un fatto inusuale.
Ed entrambi ringraziarono il Signore col Te Deum.
Sono oramai trentanni che Don
Angelo canta il suo Te Deum con il coro degli angeli e dei santi lì dove ogni
lacrima è scomparsa e si è nella gioia piena e senza fine. Ora Sant’elia ha due
parrocchie e ben quattro Sacerdoti ma nessuno ha dimenticato Don Angelo, il
primo parroco. Solo en passant ricordiamo che l’allora Vescovo Monsignor
Settimio Todisco aveva eretto la parrocchia San Lorenzo da Brindisi nel 1973 e
nel 1975 nominò Don Angelo Iaia parroco. Lo fu fin la morte avvenuta, appunto,
il 1° febbraio del 1984.
Ebbene: nove anni, soltanto nove anni passati in
questo lembo di estrema periferia son stati sufficienti per entrare nel cuore
di tutti. Credo di aver già detto e scritto questa cosa ma desidero ripeterla:
non ricordo di aver sentito, mai in tutta la mia vita, una sola parola
contro don Angelo. Eppure le maldicenze
–specialmente sui preti e la Chiesa- non mancano mai. Eppure su don Angelo
nessuno ha mai detto nulla. Ancora oggi, lo ribadisco, viene ricordato con
grande affetto.
Ed è forse inutile che io continui a “perorare la
causa” della dedicazione di una strada a lui (molte volte ho scritto, indicando
e suggerendo anche alcune cose concrete e fattibili) ed è parimenti inutile il
mio sperare che le due comunità parrocchiali lo ricordino degnamente.
Personalmente, in questi giorni, mi son recato a
pregare sui suoi resti mortali.
CAROVIGNO (BR) - L'esterno della cappella cimiteriale della |
La sua Carovigno (dove era nato il 17 maggio del
1941, in piena guerra mondiale) m’accolto con uno splendida giornata di sole
–eh si, solo al sud abbiamo giornate così in pieno inverno- ed entrato nel
Cimitero, all’interno della cappella della Pia Unione Maria SS. Di Belvedere
(lì riposa il suo corpo, tumulato trenta anni fa…) ho reso omaggio a questo
santo Sacerdote –cui mi rivolgo nella preghiera certo della Comunione dei
santi- e con un amico che mi accompagnava abbiam fatto qualche foto (qualcuna
la metterò a corredo di queste righe) e soprattutto ho affidato a lui, primo
parroco di Sant’Elia, il quartiere, le due parrocchie ed i Sacerdoti. Don
Angelo, silente, ha annuito.
Preghiamolo, ricordiamolo. Quanti di noi son stati
battezzati, confessati, sposati da lui! E quanti di noi, allora ragazzini,
abbian fatto la prima Comunione ricevendo Gesù per la prima volta dalle sue
mani!
Ecco, mi fermo qui: spero d’aver ridestato il
ricordo di lui. E, ancora una volta, dico: pregatelo, rivolgetevi a lui. Lui,
in fondo, è ancora il nostro caro parroco!
cosimo de matteis
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